“Ranieri Revolution”. Due castelbuonesi alla volta del Leicester campione

Cronaca semiseria (e un po’ promozionale) della trasferta di una coppia di castelbuonesi partita per Leicester per celebrare Ranieri e l’Italia che trionfa nel mondo. 

Ringraziamo i “nostri inviati” Luca Di Garbo e Pietro Morici. In realtà sono partiti di loro sponte, ma subito dopo noi li abbiamo costretti a raccontarci la loro avventura. Godetevela (galleria fotografica compresa) e fate un pensiero anche alla loro tshirt… 

Quattro amici al bar. Una proposta azzardata: “ma perché non ce ne andiamo a Leicester?”. Mancano ancora 4 turni al termine e la squadra di Ranieri è a +5 sul Tottenham. La giornata per festeggiare potrebbe essere quella giusta: il 7 maggio. I biglietti dello stadio sono esauriti da mesi. Noi saremo lì per il contorno. Controllo i prezzi dei voli sul cellulare. 2% di batteria rimanente. Se dovesse scaricarsi vuol dire che non è destino. Spunto un buon prezzo per un’a/r per Londra, Leicester sarà da qualche parte lì in mezzo. In qualche modo si farà. Prenoto. 1% di batteria. E’ fatta. Vuol dire che è destino. Avviso gli altri 3 amici. 2 sono tifosi della prima ora. Uno non sa nemmeno di cosa stia parlando. Mi prendono a parolacce prima, a pacche (forti) dopo. Sono più entusiasti di me. Vittorio di Benevento. Alessio di Palazzolo Acreide. Andrea della Val di Non. Chiamo Peter, castelbuonese pure lui, si aggiunge al volo. Siamo in 5.

“Ma dobbiamo fare la maglia per Ranieri, duca pensaci tu”. Detto, fatto. Il giorno dopo ho già pronta la bozza della maglia. Mi invento un Ranieri Che Guevara (che vince su un “Che Gue Vardy” in alternativa). La battezzo “Ranieri Revolution”. Fatta anche questa. La maglia è figa. “Ne stampiamo qualcuna in più? La vendiamo, mal che vada abbiamo una scorta di pigiami”. Aggiudicato. I foxes nel frattempo diventano campioni. Tutto il mondo ne parla. Noi ci prepariamo.

Arriviamo a Londra. Prendiamo una macchina facendo finta di saperla guidare. Qui con la sinistra e con la destra non si capisce niente (come in Italia, del resto). Ci riusciamo. Siamo a Leicester per mezzogiorno. In tempo per la birra del pranzo. Ci guardiamo intorno.

Macchie blu a perdita d’occhio. Basta poco per capire di essere stati invitati a un festone da paura.

Anche noi italiani. Alcuni vengono da Londra, altri dall’Irlanda. Un gruppone è arrivato con macchine e pullman dall’Italia. C’è pure una Panda verde, tre pazzi scatenati partiti da Sirmione.

Ma la vera gioia, quella pura, ha il sorriso sdentato e gli occhi ingenui di un bimbo seienne. Il padre mi ferma, è in fibrillazione, quasi si commuove. Indica la mia maglia. “La voglio per mio figlio, si chiama Che”. Pazzesco. Che ci nuota dentro, sembra la tunica di un chierichetto. Il padre mi racconta del suo passato da migrante algerino, del suo arrivo in Sicilia un decennio fa. Un passaggio a Palermo e poi Uk. Moglie britannica. Adesso lavora come operaio. “From nothing to heroes, this is a revolution”.

Il sorriso, autentico, è quello di Larry, poliziotto di Leicester con cui chiacchieriamo di come questa è innanzitutto una festa per tutti, anche per loro. Storie di riscatto di una città operaia, tra le più povere d’Inghilterra. Quella con il più alto tasso di immigrati.

Cammino per le vie della città con la bandiera dell’Italia sulle spalle. Un uomo anziano si avvicina, la prende in mano e la bacia. Una donna si avvicina e bacia me, così “a tumpulata”. Un’altra è avvolta in un chador nero da capo a piedi, va di fretta verso lo stadio con in mano una bandiera.

Tanti bimbi. Tante famiglie. Euforia da affettare e prendere a morsi. Sghignazzi. Schiamazzi.

Colore. Calore. Leicester ti prende. Leicester ti strattona. La città è uno tsunami di pulsioni. Un coro su tutti: “Ranieri oh oh”, sulle note di Volare. Volano tutti, per qualche giorno sarà ancora così. Nel blu dipinto di Leicester. Mi rimangono impressi gli occhi persi nel vuoto di una bambina vestita di tutto punto: maglia, pantaloncini, sciarpa, bandiera. E ballerine bianche col fiocco. Ed è una favola coi fiocchi per chi sogna di sognare.

 

Per la cronaca. Ci sono rimasti alcuni pigiami in più, li trovate qui: http://ranierirevolution.altervista.org/

 

Luca

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