[siciliasportiva] La stagione in Eccellenza “A” della Polisportiva Castelbuono è stata a dir poco complicata. Partita tra suoni di trombe e rulli di tamburi, la compagine madonita ha modificato tutti i suoi piani a dicembre, indebolendo la rosa e cambiando obiettivi in corsa per motivi di natura economica. Uno dei sopravvissuti al terremoto castelbuonese è stato l’esperto portiere Salvatore Fagone Pulice, autore di un altro campionato di livello. Fagone, estremo difensore con tanti anni di D e di alta Eccellenza alle spalle, ha parlato in esclusiva a Siciliasportiva.com di un’annata molto particolare, probabilmente unica anche per uno che le ha viste tutte come lui.
Totò, partiamo dall’inizio. La scorsa estate c’erano grandi aspettative sulla Polisportiva Castelbuono. Sontuosa campagna acquisti e tanto entusiasmo in paese. Con quale spirito avevi cominciato questa stagione?
«Si era partiti con la voglia di fare bene e con le giuste motivazioni e ambizioni anche da parte della società, che aveva allestito una rosa di tutto rispetto per la categoria. C’erano i presupposti per essere competitivi al vertice e divertirsi».
Dopo i primi mesi, però, sono arrivati svariati problemi che hanno portato ad un parziale smantellamento nel mese di dicembre. Come hai vissuto quel periodo?
«Diciamo che fino a dicembre tutto era andato secondo programma e stavamo facendo discretamente bene. Poi, con gli allontanamenti di Venuti e Parisi, è cambiato tutto. Dopo le loro partenze c’è stato un ridimensionamento massiccio della rosa a disposizione del mister e non è stato facile assorbire tutti quei colpi ma siamo comunque andati avanti, onorando al massimo la maglia del Castelbuono».
Hai mai pensato di lasciare Castelbuono?
«In realtà, visto ciò che stava succedendo, ho avuto un colloquio con la dirigenza. Io e altri miei compagni abbiamo parlato con la società per capire quali fossero i programmi. Abbiamo fatto una scelta di cuore. Con tutta la nostra buona volontà abbiamo deciso di rimanere a Castelbuono tagliando qualcosa anche ai nostri rimborsi. Volevamo restare insieme per affrontare al meglio il girone di ritorno. Ovviamente sapevamo che l’obiettivo non sarebbe stata più la Serie D ma il mantenimento della categoria e abbiamo sposato questa causa con convinzione per il bene di tutti».
Nonostante i tanti cambiamenti, nel girone di ritorno con una formazione zeppa di under siete riusciti a collezionare una serie impressionanti di risultati utili consecutivi. Qual è stata la vostra forza?
«Nonostante scendessimo in campo con almeno quattro juniores a partita, siamo riusciti a fare delle prestazioni degne di una squadra che lottava per il titolo. Addirittura siamo rimasti in corsa per i play-off fino a tre giornate dalla conclusione del campionato. La nostra forza è stata il gruppo. Merito anche e soprattutto del mister, che è riuscito a compattare sempre e comunque lo spogliatoio, al di là delle enormi difficoltà che quotidianamente ci siamo ritrovati ad affrontare. Ci hanno abbandonati a noi stessi nel vero senso della parola. Eravamo soli, in balia di personaggi che tramite i media si vantavano di quello che noi, e soltanto noi, stavamo facendo».
Sei spesso stato decisivo in questa stagione. Sei soddisfatto a livello personale?
«Personalmente credo di aver disputato la mia solita stagione, dando il mio massimo contributo possibile in campo e fuori. Ho cercato, insieme agli altri veterani, di trascinare i tanti giovani che avevamo in rosa, facendo capire loro che stavamo facendo insieme delle cose incredibili e provando a spronarli per farli continuare su quella strada che ci ha condotti a traguardi inimmaginabili».
Ultimamente tanti ex del Castelbuono 2015/2016, compreso mister Ricca, hanno esternato delusione per i più svariati motivi. Tu cosa pensi del caos societario e cosa ti senti di dire al riguardo?
«Chi è andato via, mister e compagni, ha sempre e solo detto la verità riguardo una situazione surreale. A Castelbuono esisteva solo la squadra, poi c’era il nulla. Vorrei però precisare che alcune persone ci hanno aiutato per quello che potevano e di queste persone ho la massima stima perché, a differenza di altre, ci hanno sempre messo la faccia. Per il resto, abbiamo fatto tutto come gruppo. Penso che per molto tempo questi ragazzi verranno ricordati come uomini fantastici e disposti a tutto pur di fare il bene della Polisportiva Castelbuono. I nostri tifosi, gli amici e la piazza di Castelbuono non potranno mai negarlo perché sanno in che condizioni la società ci ha fatto lavorare».
Per l’anno prossimo quali sono i desideri e le ambizioni di Totò Fagone?
«Intanto vorrei trovare una società che dia quantomeno la possibilità di lavorare serenamente in settimana e, perché no, lottare per qualcosa di importante. Se mi permetti, vorrei chiudere facendo un grosso “in bocca al lupo” a coloro che vogliono far ripartire il calcio a Castelbuono. Alla nuova società auguro ogni bene e spero che l’ultima annata sia da esperienza per far capire che il calcio passa ma gli uomini restano. Bisogna comportarsi sempre con la giusta lealtà, essendo chiari sin da subito. Così potranno togliersi belle soddisfazioni».